Studi e approfondimenti
19 Settembre 2022

Tre domande a… Giovanni Rallo

Il manager è Direttore Generale di Finlombarda Spa

Il mercato del private capital è cambiato e cambierà nel prossimo triennio: quali sono le principali tendenze secondo il suo punto di vista?
Lo scorso anno, come rilevato da AIFI, gli operatori domestici hanno raccolto 5,7 miliardi di euro, registrando una crescita pari a +119 percento rispetto all’anno precedente. Anche il numero di operatori si è incrementato (+47 percento), mentre il valore delle operazioni realizzate ha segnato +123 percento. Sulle performance del mercato del private capital si è mostrato decisivo, principalmente nel venture capital, il ruolo attivo degli investitori istituzionali (per esempio CDP Venture Capital), che ha generato un effetto “volano” per la nascita di nuovi fondi e capacità di raccolta anche nei confronti di altre tipologie di investitori (fondi pensione e casse di previdenza oltre che banche).

Le due aree chiave da sostenere per il prossimo sviluppo del settore sono, da un lato, gli investimenti in imprese “later stage” e “scale up” in continuità con gli attuali trend, e, dall’altro, i “turnaround investment”, a oggi ambito di intervento ancora di nicchia ma destinato ad accrescere la sua importanza alla luce del riposizionamento di un buon numero di imprese che operano in quei settori che risentiranno maggiormente della crisi energetica.

Un ulteriore direttrice di crescita è rappresentata dal private debt, che ha registrato investimenti per circa 2,2 miliardi di euro (+92 percento), con una leggera predominanza per gli strumenti obbligazionari (56 percento) rispetto ai finanziamenti (44 percento). Sempre più marcata in questo segmento è la tendenza verso sottoscrizioni di taglio inferiore ai 5 milioni di euro (79 percento del totale) e verso imprese più piccole con meno di 250 dipendenti (56 percento del totale), fenomeno da legare allo sviluppo di piattaforme di digital lending che hanno effettuato investimenti per 689 milioni di euro in oltre 2 mila società target. 

Ritengo che questo fenomeno sia stato trainato dall’esigenza delle imprese, soprattutto di minori di dimensioni, di trovare canali complementari (non necessariamente alternativi) rispetto al tradizionale credito bancario e che il meccanismo innescato dalle garanzie pubbliche possa perdurare anche nei prossimi anni.

Questi mesi possono essere una grande opportunità per l’economia italiana e per le tante imprese che la compongono; quali le sue previsioni o aspettative?
L’attuale fase congiunturale è caratterizzata da diversi fattori di instabilità, in particolare per ciò che riguarda il contesto macro-economico globale. Come spesso accade nei periodi di incertezza e transizione, agli operatori economici si presentano importanti sfide e, in alcuni casi, addirittura minacce di portata vitale. Allo stesso tempo, è proprio in questi frangenti di cambiamento e passaggio che si possono cogliere rilevanti opportunità. Oggi il caro energia e le spinte inflazionistiche su diversi input produttivi rischiano di minare i conti economici di molte imprese, italiane e non solo, fino a mettere a rischio anche la continuità operativa – quando non la sopravvivenza stessa – di interi settori e filiere. Eppure, mentre si corre ai ripari per trovare soluzioni immediate che tamponino questa emergenza, molte aziende hanno già iniziato – o dovranno iniziare a farlo presto - a guardare oltre l’urgenza del presente e gli strascichi della recente crisi, per esempio avviando importanti investimenti nella transizione verde e digitale: saranno proprio queste aziende, con tutta probabilità, a ritrovarsi domani con un vantaggio competitivo, quando la burrasca sarà passata e le condizioni di contesto si assesteranno su nuovi equilibri stabili.

Cosa servirebbe per poter fare di più per l’economia reale?
L’energica ripresa avviatasi nel corso del 2021 – dopo un biennio che aveva visto il crollo dei livelli di attività – è stata rallentata, se non temporaneamente arrestata, dai nuovi elementi di crisi legati all’inflazione e alle tensioni geopolitiche internazionali. Diventa pertanto essenziale coniugare opportunamente interventi volti a gestire l’emergenza ed azioni più orientate al medio-lungo termine: è anche per questo che oggi possiamo osservare, guardando al livello nazionale, da un lato, misure che tentano di compensare – perlomeno parzialmente e nei limiti sostenibili dal bilancio pubblico – gli effetti immediati del caro bollette sulle imprese, dall’altro un persistente, se non rafforzato, commitment su target e milestone del PNRR, per non perdere di vista l’obiettivo strategico della ripresa e della competitività di sistema. Finlombarda e Regione Lombardia, in ambito territoriale, intendono operare col medesimo approccio: mentre vengono mantenuti operativi, o più spesso potenziati, prodotti a supporto della liquidità e del circolante, utili visto il permanere di condizioni emergenziali, allo stesso tempo stiamo lavorando per il futuro della Lombardia, con gli strumenti da attivare sulla nuova programmazione comunitaria, che sosterranno gli investimenti green delle imprese, la ricerca e innovazione, le filiere regionali e la competitività delle imprese lombarde sui mercati internazionali.

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