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AIFI: presentazione dei dati semestrali
Sono stati presentati, presso la sede AIFI, i dati semestrali sull’andamento del mercato nel private equity, venture capital e private debt. Per la prima volta, la raccolta dati è stata realizzata tramite il nuovo database europeo EDC che permetterà di produrre statistiche solide e confrontabili tra i Paesi. L’Italia è la prima, insieme a Invest Europe, a utilizzare la nuova piattaforma. I risultati dell’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC - Transaction Services, sul mercato italiano del capitale di rischio, mostrano che il primo semestre 2016 è segnato da un ammontare investito che supera il totale realizzato nel 2015 e che si attesta a 4,9 miliardi di euro (era 1,8 miliardi al 30 giugno 2015). Nel dato è da evidenziare come l’ammontare investito dipenda da poche grandi operazioni, 11, che insieme superano i 4 miliardi di euro. Diminuisce invece il numero delle operazioni che scende a 138 nei primi sei mesi rispetto alle 168 del primo semestre 2015 (-18%). Il fundraising di mercato è dimezzato e scende a 721 milioni rispetto ai 1,3 miliardi del primo semestre 2015 con il closing di tre grandi fondi di private equity che da soli avevano rappresentato circa il 90% del totale dei mezzi raccolti. In Italia continua a prevalere la raccolta domestica con 388 milioni (54%). I fondi di fondi (privati e istituzionali) e i family office sono stati la principale fonte con il 63% del totale; ancora scarsamente presente il contributo di assicurazioni, fondi pensione e casse di previdenza. “Il mercato ha visto un exploit degli investimenti grazie alle operazioni di pochi grandi fondi, soprattutto internazionali”, afferma Innocenzo Cipolletta Presidente AIFI. “Se il private equity continua a realizzare deal di grande entità, non si può dire lo stesso per le operazioni sulle pmi che registrano anche per questo semestre dei valori minimi. Occorre continuare a lavorare per far si che anche questo comparto decolli e cresca così da permettere una crescita imprenditoriale più vasta”. Tornando al private equity e venture capital, l’ammontare delle operazioni di buy out (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) questo semestre è stato pari al 69% del totale per 3,4 miliardi di euro, valore triplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (era 1,1 miliardi di euro nei primi sei mesi 2015, pari al 64% del totale). Segue il replacement (investimento finalizzato alla riorganizzazione della compagnie societaria di un’impresa, in cui l’investitore nel capitale di rischio si sostituisce, temporaneamente, a uno o più soci non più interessati a proseguire l’attività) con un ammontare di 812 milioni di euro pari al 17% del totale. Cresce il segmento seed/startup con un incremento del 77% dell’ammontare investito che passa da 20 milioni a 35 milioni di euro. Cresce anche l’expansion a 534 milioni di euro (+101%) grazie ad alcune grandi operazioni. Il turnaround segna 3 operazioni mentre 7 sono i deal del comparto infrastrutture. “Nel primo semestre 2016 il mercato italiano del private equity si dimostra tra più interessanti nel panorama europeo - ha commentato Francesco Giordano, Partner di PwC Transaction Services – “L'Italia ha saputo attrarre significativi investimenti da parte di numerosi player internazionali che guardano sempre con grande interesse alle eccellenze del nostro sistema imprenditoriale. "Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto d’investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano il 70% del numero totale (75% nel primo semestre del 2015).
Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, nel comparto ICT sono stati realizzati 27 deal (19% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 23 (17%), nei servizi manifatturiero 20 (14%). Nella distribuzione geografica degli investimenti realizzati in Italia, 103 operazioni, il 79% del numero totale, sono state fatte al Nord, in calo rispetto alle 118 dello stesso semestre dell’anno precedente; scende il numero degli investimenti nel Centro, 18, con un peso del 14% rispetto alle 25 dello scorso anno nel medesimo periodo. Diminuisce anche il numero operazioni al Sud che totalizza a 10, il 7%, del totale in Italia. Sul fronte del private debt, nel primo semestre 2016 sono stati raccolti 358 milioni rispetto ai 274 dei primi sei mesi del 2015. La distribuzione geografica delle fonti di raccolta del comparto nel primo semestre vede l’86% raccolto in Italia e il 14% all’estero mentre per quanto riguarda le fonti, considerando il lasso di tempo che va dal 2013 a oggi, il 26% arriva dalle banche, 16% dalle assicurazioni, il 15% da fondi di fondi istituzionali, il 13% dal settore pubblico. Nei primi sei mesi del 2016 sono stati investiti 71 milioni di euro su 13 operazioni. Il 77% delle società target, nel periodo che va dal 2014 a oggi, è concentrata nel nord Italia con un settore prevalente che è i Beni e servizi industriali, 17 società, seguito da Beni di consumo, 14 aziende, ed Energia e ambiente, 10 compagnie. Il 38% delle società target ha un fatturato inferiore a 50 milioni di euro. Per quanto concerne i disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2016 sono state dismesse 49 società su un totale di 57 disinvestimenti, un numero che segna una diminuzione rispetto al primo semestre 2015 pari a 99. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 1,5 miliardi di euro, contro gli 1,9 miliardi del primo semestre del 2015 (-21%). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita ad altri operatori di private equity, per ammontare 68% dell’ammontare totale, seguita dal trade sale il 26% dell’ammontare totale.