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Presentate le considerazioni finali del Governatore di Banca d’Italia
Nelle Considerazioni finali del Governatore di Banca d’Italia in occasione della presentazione della Relazione annuale sul 2024 si legge, tra gli altri spunti sul contesto economico e finanziario globale, che nell’ambito dell’Unione europea occorre ripensare il modello di sviluppo, considerate le evidenti fragilità. A questo proposito, tra i fattori del cambiamento, si ritiene fondamentale mobilitare capitali privati per finanziare progetti imprenditoriali innovativi. Per farlo, è urgente completare la costruzione di un mercato dei capitali europeo pienamente integrato, capace di indirizzare il risparmio verso investimenti a lungo termine e ad alto rendimento atteso, anche attraverso lo sviluppo di fondi di venture capital e private equity su scala continentale.
A proposito dei canali di finanziamento alternativi al credito bancario, si riporta che, secondo i dati diffusi da Invest Europe nel 2024, gli investimenti delle società di private equity e di venture capital in imprese italiane hanno superato gli 8 miliardi di euro. Le operazioni, in aumento rispetto allo scorso anno con riferimento al numero e all’ammontare di risorse convogliate al sistema produttivo, hanno coinvolto circa 400 società per un importo investito medio di poco superiore ai 20 milioni. Si indica anche che in Italia il comparto del venture capital è cresciuto molto negli ultimi dieci anni, in termini sia di investimenti sia di numero di imprese finanziate. Malgrado un’espansione più sostenuta rispetto a quella dei principali paesi europei, il mercato italiano resta piccolo nel confronto internazionale principalmente in quanto il numero di progetti innovativi che si trasformano in start up è relativamente basso; gli operatori del comparto sono ancora di ridotta dimensione; le difficoltà nella fase di uscita dagli investimenti sono strutturalmente maggiori rispetto agli altri paesi.
Inoltre, nel testo della relazione annuale si legge che, con riferimento agli investitori istituzionali, alla fine dell’anno il patrimonio dei FIA mobiliari italiani aveva raggiunto circa 57 miliardi, anche grazie a una raccolta netta di 4,4 miliardi. La crescita del settore è imputabile in maggior misura ai fondi che investono nel capitale di rischio delle aziende (private equity e venture capital) nonché a quelli specializzati nel debito (private debt). Il patrimonio dei fondi chiusi mobiliari italiani rimane contenuto rispetto a quello dell’area dell’euro (2,6 per cento del PIL rispetto a 12,9). In particolare, per quelli di venture capital, il numero dei fondi nazionali che investono in Italia, la dimensione media degli investimenti e la raccolta risultano inferiori a quelli dei maggiori paesi europei.