Nella Relazione annuale sul 2022 del Governatore di Banca d’Italia, al paragrafo sugli investitori istituzionali, si legge che anche lo scorso anno è proseguita l’espansione del settore dei fondi di investimento alternativi (FIA) chiusi italiani. Con riferimento al patrimonio dei FIA mobiliari italiani, alla fine dell’anno questo era di circa 36 miliardi di euro, con una raccolta netta di 2 miliardi nel 2022. La crescita del settore è in larga parte imputabile ai fondi che investono nel capitale di rischio delle aziende (private equity) e a quelli di debito (private debt). Nonostante l’espansione di entrambi i comparti, il ruolo degli operatori italiani è ancora limitato nel mercato nazionale. A tale proposito, la relazione cita i dati forniti da AIFI secondo cui circa l’80 per cento degli investimenti in imprese italiane effettuati dai fondi chiusi nel 2022 era riconducibile a FIA esteri (quasi 10 su 12 miliardi di euro).
Tra i temi toccati dal Governatore nelle sue “Considerazioni Finali” si sottolinea la necessità di insistere sul rafforzamento delle regole che disciplinano l’intermediazione non bancaria. Riguardo alla transizione energetica, continuano le azioni degli intermediari per allineare le metodologie di valutazione e gestione dei rischi climatici alle Aspettative di vigilanza. A tale fine sarà necessario che le imprese forniscano agli intermediari e agli investitori informazioni dettagliate e affidabili e predispongano piani di transizione credibili, anche sulla base dei nuovi standard europei sull’informativa ESG.