Il mercato del private capital è cambiato e cambierà nel prossimo triennio; quali sono le principali tendenze secondo voi?
I principali cambiamenti che stanno attraversando il settore del private capital riguardano innanzitutto le tematiche ESG, che hanno assunto importanza fondamentale sia nelle strategie di investimento sia nelle preferenze degli investitori, che sempre più guardano all’attenzione dei gestori a questi temi nell’attività di valutazione e gestione del portafoglio. Tale impostazione è di più difficile applicazione nel mondo del private debt, in cui le leve gestionali non sono quelle tipiche del private equity e conseguentemente risulta più complessa l’implementazione di strategie Esg serie e credibili. Pur in assenza di prassi consolidate, Anima Alternative, consapevole delle aspettative della clientela e delle indicazioni dell'Autorità di Vigilanza, nonché dell'evoluzione normativa, ha deciso di promuovere attivamente le tematiche Esg classificando il prossimo prodotto di direct lending di imminente lancio ex art. 8 ai sensi del Regolamento (UE) 2019/2088.
Il private capital dovrà inoltre confrontarsi sempre di più con i mutamenti del sistema valoriale dei giovani talenti, siano essi imprenditori e/o manager nelle aziende oggetto di investimento, siano essi risorse interne della SGR. L’approccio al capitale umano dovrà essere più rotondo e ampio, attento alle tematiche di genere (pari opportunità, riduzione del gender pay gap) e orientato ad affiancare ai tradizionali incentivi retributivi e di carriera, anche strumenti di attrazione dei talenti e fidelizzazione ispirati a concetti di “total reward” che tengano conto di aspetti quali il benessere psicofisico, sociale, intellettuale ed etico, oltre che economico.
Infine il mercato del private capital dovrà anche tenere conto dei processi di digital transformation che necessariamente dovranno affrontare le Pmi italiane, con conseguente evoluzione delle competenze richieste non solo nelle aziende oggetto di investimento, che dovranno fronteggiare processi di riqualificazione dei propri modelli di business e delle professionalità interne, ma anche nelle società di gestione, che saranno chiamate sempre di più a dotarsi di capacità di analisi e valutazione specializzate e verticali.
Questi mesi possono essere una grande opportunità per l’economia italiana e per le tante imprese che compongono: che previsioni o aspettative avete?
E’ ragionevole aspettarsi che, assieme alla Germania, l’Italia sarà tra le economie europee a risentire di più degli effetti della guerra in Ucraina nel breve termine. L’Italia è uno dei paesi europei che dipende di più dal gas naturale: il 42% del suo approvvigionamento energetico arriva dal gas, di cui il 90% è importato (e di questo circa il 38% viene dalla Russia). Secondo le stime del desk di Investment Research & Advisory di Anima, guidato da Fabio Fois, il principale vento contrario alla crescita nel breve termine sarà pertanto rappresentato dal rincaro delle materie prime energetiche, che andranno a pesare sul reddito disponibile reale e sui margini di profitto delle imprese, particolarmente quelle legate al commercio intra-EU attraverso un deterioramento del saldo di bilancia commerciale. L’effetto netto dello shock della guerra sul PIL italiano nel 2022 dovrebbe però essere mitigato non solo da interventi fiscali da parte del Governo ma anche (i) dal miglioramento ormai acquisito sul fronte sanitario collegato all’emergenza Covid, che permetterà un ampio recupero dei livelli di attività nella parte centrale dell’anno, specialmente per i servizi, (ii) dalla natura asimmetrica dello shock della guerra sul settore dell’export italiano, con l’export extra-UE (e in particolare gli Stati Uniti) che rimarrà solido data anche la debolezza dell’euro vs il dollaro USA e (iii) dall’accumulo dei risparmi delle famiglie avvenuto durante i due anni di Covid, che consentirà di attenuare l’impatto sui consumi. Il tasso di crescita atteso per l’Italia dovrebbe pertanto rimanere sensibilmente superiore al dato medio storico, confermando quindi un contesto favorevole all’attività di investimento. In questo contesto, lo strumento del private debt in cui i tassi sono di norma ancorati all’euribor offre agli investitori una valida protezione contro il rialzo dei tassi in corso per frenare l’inflazione.
Qual è il ruolo dei fondi gestiti da voi? Cosa servirebbe per poter fare di più per l’economia reale?
Il private debt può rappresentare una risorsa importante per l’economica reale ed in particolare per le piccole e medie imprese italiane che, non avendo dimensioni sufficienti per accedere ai mercati dei capitali internazionali, possono trovare una nuova fonte di finanza che si affianca sia agli strumenti ordinari forniti dal sistema bancario che al private equity. Le caratteristiche del private debt, in termini di durata, profilo di rimborso e flessibilità, lo rendono strumento ideale per aziende che intendono intraprendere progetti di crescita per linee interne oppure progetti di crescita esterna tramite acquisizioni. Ad oggi il private debt è utilizzato in maniera preponderante dagli operatori di private equity che ne conoscono e apprezzano le caratteristiche in tema di duttilità e massimizzazione dei ritorni, ma va osservato con favore il crescente numero di imprenditori che valutano il ricorso al private debt per rafforzare la propria struttura finanziaria.
Per aumentare ulteriormente il possibile impatto positivo del private debt sull’economia reale è necessario che si realizzi in modo sempre più marcato l’auspicata convergenza tra il risparmio - istituzionale e retail - italiano e gli operatori alternativi nazionali. In assenza di ciò, il mercato italiano del private capital rischia di rimanere troppo frammentato e carente di operatori di dimensioni rilevanti, in grado di agire da protagonisti in modo sistematico nelle operazioni di size più elevate a vantaggio di operatori esteri che negli anni hanno ampliato il proprio raggio di azione al di fuori del contesto domestico.
Significativa a questo proposito è l’evoluzione degli strumenti unitranche nel mercato italiano. Negli ultimi anni nei principali mercati europei si è assistito ad una decisa specializzazione degli operatori di private debt per tipologia di strumento, ed in particolare si è vista la crescita di operatori specializzati in debito unitranche che operano a supporto di finanziamento di Lbo. Purtroppo ad oggi il mercato italiano non ha visto un forte sviluppo di strumenti unitranche erogati da operatori nazionali, soprattutto a causa della mancanza di players locali dotati di dimensioni sufficientemente elevate per offrire questo tipo di prodotto. Similarmente la limitata presenza di operatori locali ha frenato lo sviluppo di un ampio mercato non bancario di tranche bullet di operazioni di finanziamento senior.
Anima Alternative, grazie anche all’appartenenza al gruppo Anima che assicura sostenibilità finanziaria, elevata trasparenza e solida struttura corporate in grado di supportare lo sviluppo di una piattaforma di successo, si propone agli investitori come operatore in grado di offrire prodotti competitivi con altri mercati europei in termini di rischio e rendimento e adatti al mercato locale per consentire un’adeguata velocità di deployment.