Studi e approfondimenti
25 Luglio 2022

Tre domande a…Michele Costabile e Daniele Pelli

A firmare questo editoriale sono i co-founder di Luiss Alumni 4 Growth (LA4G)

Questa edizione delle tre domande presenta una prospettiva particolare, quella di un investment club universitario. Associato ad AIFI, Luiss Alumni 4 Growth, investment club dei laureati Luiss, è attivo negli investimenti in fase “post-seed” e “pre-venture”, operando sia nel solco della sua missione istituzionale sia al servizio di un ecosistema sempre più vario e per questo sempre più forte. In un triennio ha concluso 12 investimenti e realizzato 2 exit, una delle quali “ricca di soddisfazioni”. Michele Costabile (board member) e Daniele Pelli (CEO) ne sono stati i co-fondatori. Nel board siedono Emma Marcegaglia (Presidente), Luca Maestri, Patrizia Micucci e Riccardo Zacconi. 

Il mercato del private capital “early stage” è cambiato e cambierà nel prossimo triennio; quali sono le principali tendenze secondo il vostro punto di vista?
Il cambiamento di questo mercato è evidente e, anche per l’Italia, finalmente “epocale”: gli investimenti in venture capital stanno sostanzialmente raddoppiando anno su anno, con circa 600 milioni nel 2020, 1.200 nel 2021 e mille milioni già nei primi sei mesi del 2022. Con un potenziale “inespresso” pari almeno al 50% che si potrebbe agevolmente realizzare se tutti i fondi pubblici venissero investiti in modo indiretto, e quindi generando un effetto leva ulteriore sui capitali privati raccolti da fondi di venture capital professionali.

Le tendenze quantitative sono di crescita anche a ragione di un aggiustamento sulle valutazioni delle start-up e delle scale-up che di certo attrae maggiormente gli investitori.

Quanto alle tendenze qualitative, invece, si sta delineando in modo chiaro il percorso di differenziazione settoriale e dimensionale – ovvero di stadio degli investimenti -. Differenziazione che continuerà anche a ragione della pervasiva technology transformation della nostra vita quotidiana. Insomma, l’innovazione tecnologica e il venture capital saranno dappertutto, disegnando una transizione tecnologica alla quale ormai tutti siamo “appesi”, quantomeno per superare i problemi del cambiamento climatico e delle fonti energetiche in senso lato, comprese quindi quelle alimentari. Nel novembre 2022 si stima che supereremo gli 8 miliardi di abitanti sul pianeta terra. È chiaro che con gli assetti tecnologici attuali non sopravviveremo o sopravviveremo molto male. Ed ecco che la finanza per l’innovazione, e gli investitori in venture capital lato sensu intesi, hanno una responsabilità enorme di cui ormai siamo tutti consapevoli. 

Questi mesi possono essere una grande opportunità per l’economia italiana e per le tante imprese che la compongono; quali le vostre previsioni o aspettative?
Le previsioni sono di crescita per dimensione del mercato, per dimensione media degli operatori e per loro numerosità e varietà , da cui discende una crescente differenziazione di competenze e strategie settoriali di investimento. Insomma anche l’Italia è entrata nell’era cambriana nel venture capital, e siccome lo ha fatto just in time (come spesso capita rispetto ai grandi appuntamenti a causa della cultura specifica del nostro Paese, talvolta indolente), adesso ci tocca correre con il peso della responsabilità. Ma tant’è. In questo Paese rendere straordinario ciò che dovrebbe essere ordinario, attraverso contesti emergenziali, è l’unico framework che rende possibile cambiamenti e miglioramenti.  

Quale il ruolo dei vostri investimenti? Cosa servirebbe per poter fare di più per l’economia reale?
L’investment club del laureati Luiss ha una ragion d’essere (business purpose) che ne connota la missione, la governance e il funzionamento operativo. Siamo un “benefit venture capital investor”, nel senso che investiamo con l’obiettivo di: (i) sostenere l’ecosistema della start-up “Luiss-related”, ossia fondate o co-fondate da laureati e stakholder di primo livello dell’Ateneo ovvero legate ai progetti su cui la Luiss ha investito (Luiss Enlabs, Digital Magics e Luiss 42 su tutti); (ii) sostenere le start-up nella delicata fase della crescita che dopo lo stadio del seed capital (spesso professionale ma non istituzionale) necessitano di approcciare la fondamentale fase in cui si cresce solo se si è “venture backed”; (iii) generare risorse, con investimenti ben selezionati e soprattutto ben supportati dalla nostra straordinaria rete di alumni, da investire per colmare le drammatiche diseguaglianze educative che deprimono il nostro Paese. E questo grazie alla generosità dei club member di LA4G, sia alumni sia, in misura crescente, corporate e family office che garantiscono a LA4G un rendimento preferenziale davvero significativo. 

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