Autostrade per l’Italia (Aspi) torna sotto il controllo pubblico. Giovedì 5 maggio è stata finalizzata la cessione dell'88,06% detenuto da Atlantia a Cassa depositi e prestiti, Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Asset Management. I tre hanno formato un consorzio in cui Cdp è al 51%, Blackstone e Macquarie al 24,5% ciascuno. Il passaggio delle quote, a quasi quattro anni dal crollo del Ponte Morandi, segna sia la fine della lunga trattativa che ha portato all’uscita di Autostrade dal perimetro di Atlantia, holding infrastrutturale che fa capo alla famiglia Benetton, sia il ritorno delle autostrade in mano allo stato a 22 anni di distanza dalla privatizzazione. Questa risale al 1999 e, ricorda Repubblica, solo i Benetton — in cordata con primarie istituzioni tricolori — all'epoca si presentarono con un’offerta per rilevare il 30% di Aspi. Adesso la famiglia cede la maggioranza per un controvalore di 8,198 miliardi, inclusa la ticking fee e al netto di minori altri aggiustamenti di prezzo previsti sempre dal contratto di cessione, come sottolinea una nota. Il tutto è avvenuto a circa un anno dal primo via libera formale alla vendita: il 31 maggio del 2021 infatti i soci di Atlantia avevano dato il loro assenso alla valorizzazione. Il piano strategico di Aspi vale, da qui al 2038, 14,5 miliardi di investimenti e sette miliardi di interventi in manutenzione.
Atlantia a sua volta è pronta a salutare Piazza Affari con un’opa e anche stavolta Blackstone sarà parte dei giochi. Edizione e Blackstone, con il supporto di Fondazione Crt, hanno messo sul piatto 12,7 miliardi per conquistare Atlantia. In particolare, promuoveranno un'offerta totalitaria sulla holding a un prezzo di 23 euro per azione, valore che sale a 23,74 euro aggiungendo il dividendo di 74 centesimi di euro già deliberato, come riporta Il Sole24ore.