L’investitore Bluebell Capital Partners vuole che il gruppo svizzero del lusso Richemont si concentri su “ciò che sa fare meglio” (come dichiarato dal partner di Bluebell Marco Taricco al telefono con Reuters): vale a dire l’hard luxury, gioielli e orologi. Il fondo attivista ha investito nell’azienda un anno e mezzo fa circa e possiede poco più di un milione di azioni di classe A, per un valore di circa 109 milioni di franchi svizzeri. Bluebell per prima cosa chiede di ampliare la sua rappresentanza nel consiglio di amministrazione di Richemont e di inserire nel cda Francesco Trapani (ex ceo di Bulgari e attuale presidente del Gruppo Florence). Richemont è controllata dalla famiglia del presidente Johann Rupert tramite una struttura di capitale a doppia azione che conferisce alle azioni B non quotate la metà dei diritti di voto rispetto alle azioni di tipo A della holding. Di queste ultime ce ne sono in circolazione 522 milioni e sono negoziate alla Six Swiss exchange con sede a Zurigo. Johann Rupert, numero uno della holding e presidente di Richemont, tramite Compagnie financière Rupert controlla il 10% del capitale della società ginevrina e detiene il 51% dei suoi diritti di voto. Bluebell chiede che lo statuto della società sia modificato in modo da aumentare il numero minimo di rappresentanti nel consiglio di amministrazione a sei e garantire che i titolari di azioni A e B siano rappresentati in modo equo. Un’altra proposta avanzata è stata quella di cambiare il nome della holding da Richemont a Cartier Group, per capitalizzare la fama del suo marchio di maggiore lustro. Richemont realizza più della metà del suo fatturato con la gioielleria, ma è presente anche nell'orologeria e nella moda e accessori, con marchi come Buccellati, Piaget, Chloé e Montblanc. I vertici del gruppo svizzero hanno dichiarato che le proposte di Bluebell saranno presentate agli azionisti in occasione dell’assemblea generale annuale del 7 settembre.