Domenica 13 marzo si riunirà il cda di Tim. All’ordine del giorno c'è la decisione sulla manifestazione di interesse del fondo americano Kkr. Il private equity, ricorda Il Sole24ore, quattro mesi fa si era fatto avanti con un'offerta non vincolante da 50,5 centesimi ad azione finalizzata al delisting, per poi procedere al riassetto. Per valutare l’offerta era stato costituito un comitato ad hoc con a capo Salvatore Rossi; a oggi, il lavoro del comitato risulta concluso. Alla riunione saranno presenti anche gli advisor del consiglio, Goldman Sachs e Lion Tree, che consegneranno le loro valutazioni sulla proposta. A una conta preliminare, scrive il quotidiano economico, ci sarebbero otto consiglieri su 15 più propensi ad accettare una soluzione (cioè quella di Kkr) che valorizzerebbe nell'immediato il titolo più di quanto lo prezzi oggi il mercato. Le opzioni strategiche presentate dall'ad Pietro Labriola però potrebbero portare la valutazione al doppio di quanto Kkr sia disposta a mettere sul piatto. La differenza sta nei tempi e nel rischio di esecuzione. Un'opa permetterebbe al mercato di incassare subito, lasciando al fondo l'onere di gestire il riassetto. Il ritorno atteso per questo tipo di operazioni è nell'ordine del 18%-25% annuo, Kkr si attende quindi di riuscire a esprimere un valore equivalente a 1-1,3 euro per azione. Il guadagno non sarebbe condiviso col mercato perché la condizione per realizzare l'operazione è che il gruppo sia totalmente in mani private. L'alternativa passa sempre dalla separazione della rete, ma il mercato dovrebbe restare sulla stessa barca del management per tempi più lunghi. Intanto si dice che il fondo statunitense sia ancora interessato a un’acquisizione, anche se a un prezzo inferiore. Secondo le indiscrezioni riportate da Il Messaggero, Kkr potrebbe confermare il suo interesse per un accordo con Tim, ma a un prezzo di circa 0,40 euro per azione.