Secondo quanto riportato da Luca Davi sul Sole 24 Ore, nelle ultime settimane 7-8 soggetti industriali e finanziari avrebbero mostrato interesse per il dossier Carige. Tra questi ci sarebbero anche due banche italiane che avrebbero firmato l’NDA per accedere alla data room della banca ligure: si tratta di Banco Bpm e di Credem.

Nel contempo anche Credit Agricole Italia, Bper e Intesa si sarebbero avvicinate alla pratica, anche se Intesa ha smentito il proprio interesse per il dossier. Ci sarebbero poi anche due o tre private equity internazionali intenzionati ad entrare nella data room.

L’azionista di riferimento, il Fondo italiano di tutela dei depositi, da marzo sta cercando un acquirente per la sua quota di controllo, pari all’80%, mentre Cassa Centrale Banca, che detiene il restante 20%, ha rinunciato a esercitare l’opzione call con cui avrebbe potuto rilevare la quota di maggioranza.

L’obiettivo è quello di arrivare alla definizione delle offerte non vincolanti entro luglio per giungere a settembre con quelle vincolanti, e concludere poi l’operazione entro fine 2021. Non è escluso, tuttavia, che il dossier possa suscitare l’interesse di altri soggetti come Unicredit.

Il nodo di fondo resta la redditività dell’istituto, visto che è stata proiettata una perdita almeno fino al 2022 e un ritorno all’utile l’anno dopo. Questo interesse da parte anche di alcune banche italiane conferma però la dinamicità del mercato bancario italiano in questo particolare momento storico.