Tim e Cdp Equity, che è azionista al 60% di Open Fiber, hanno firmato un non disclosure agreement (nda), un accordo di riservatezza, per dialogare sulla rete unica. L'accordo segna l'inizio di un percorso il cui esito è ancora incerto ma, riflette Il Sole 24ore, mai come in questa occasione si hanno tutti gli elementi per arrivare a un finale positivo. Dallo scorso anno a oggi in fatto di rete unica non si sono fatti progressi ma sono cambiate alcune condizioni di contorno. Ad esempio Cdp è azionista di maggioranza di Open Fiber (mentre in precedenza era in jont venture paritetica con Enel); da parte di Tim la telco non solo ha superato nei mesi il tabù dello scendere in minoranza ma contempla anche come ipotesi la separazione della rete come da progetto proposto dall'ad Pietro Labriola. L'obiettivo dell'nda è arrivare a stipulare entro fine mese un protocollo di intesa. Questo memorandum of understanding dovrebbe contenere obiettivi, perimetro, struttura e i principali criteri e parametri di valutazione relativi al progetto di integrazione tra le due reti. Secondo quanto apprende il Sole 24ore l'accordo appena firmato ha un altro vantaggio: non è chiuso ma aperto ad altri possibili attori. Ad esempio all'nda potrebbe essere interessato Macquarie, già socio al 40% di Open Fiber, oppure a Kkr che è azionista al 37,5% di Fibercop, società con racchiude al suo interno la rete secondaria di Tim. Sempre Kkr è in attesa di una risposta sulla manifestazione di interesse avanzata a metà novembre e che all'epoca prevedeva una opa a 50 centesimi circa per azione. Come sottolineato dal quotidiano economico tutte le tessere del mosaico sembrano allinearsi in modo congeniale allo sviluppo del piano di Labriola che prevede la separazione in Netco e Servco (servizi). Su questi ultimi ha posato gli occhi Cvc per una quota del 49%. Tornando alla rete unica, un tema decisivo sarà la valorizzazione degli asset. Per quanto riguarda le sinergie derivanti dall'unione delle due infrastrutture, entro Pasqua un gruppo di consulenti incaricati dovrebbe consegnare a Tim e a Open Fiber l'aggiornamento degli studi completati un anno fa da Italtel (per la prima) e Altman Solon (per la seconda) sulle sinergie che si potrebbero conseguire e che si attesterebbero sui quattro miliardi di euro.