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L’ecosistema dell’innovazione italiano unito per accelerare la crescita delle startup e la competitività dell’Italia, Novembre 2016

AIFI, APSTI, Endeavor, IBAN, Italia Startup, PNICube, Roma Startup si presentano per la prima volta insieme, sollecitando un’azione di sistema, a sostegno delle startup. Le 7 associazioni promuovono un manifesto con proposte per permettere al nostro Paese un ulteriore balzo in avanti nell’adozione di strumenti utili a favorire l’innovazione e la capacità di attrarre talenti e capitali per recuperare il gap nello sviluppo d’imprese, nella creazione di posti di lavoro qualificati e nella creazione di valore diffuso. Dopo il decreto Crescita 2.0 del 2012, che ha avuto il pregio di rendere il mercato e gli operatori sensibili verso i temi dell’innovazione, del trasferimento tecnologico e degli investimenti in startup innovative, le firmatarie del documento ritengono che sia giunto il momento di affrontare la “manutenzione evolutiva” di questi interventi. Il manifesto contiene indicazioni puntuali per consolidare le iniziative legislative già in essere, in coerenza con alcuni provvedimenti contenuti nel Piano Industria 4.0, in parte avviati con la legge di Stabilità, e portare l’Italia a misurarsi in modo concorrenziale con le economie nazionali ad essa più similari. Le aree che sono state individuate sono quattro: talenti, capitali, semplificazioni ed exit.

L’area “talenti” si rivolge al perfezionamento del sistema dei visti e agli interventi che facilitano la contaminazione tra mondo della ricerca ed esperienza nella creazione di impresa come, ad esempio, la tutela del posto di lavoro per i ricercatori che decidono di avviare una startup.

L’area “capitali” riguarda il potenziamento degli incentivi fiscali esistenti, in termini di incisività e di durata, così da moltiplicare in modo sensibile le fonti di capitale di rischio a favore delle neo imprese, nonché la richiesta di maggiore flessibilità del contesto regolamentare, soprattutto per gli schemi di investimento che si rivolgono ai progetti in fase preseed e seed, oggi sottoposti a rigidità normative che li rendono non sostenibili.

L’area “semplificazione” identifica la necessità di portare a zero gli oneri in fase di “tentativo di impresa”, per esempio strutturando un regime alternativo che, al di sotto di una soglia di fatturato annuo o patrimonializzazione, esenti da adempimenti invece necessari quando si passa ad una fase di vita meno precaria dell’impresa. Per quanto attiene la realtà degli incubatori di impresa, molto varia e diversificata, si propone sia di segmentarne le tipologie che di individuare delle best practice, che dovrebbero essere riconosciute a livello nazionale, per rilanciare questi soggetti come strumenti di sviluppo economico.

L’area “exit” si focalizza su un incentivo fiscale utile a innescare circoli virtuosi di crescita, rendendo le startup appetibili per ulteriori round di finanziamento o per acquisizione da parte di grandi aziende. Questo approccio consente anche di mantenere in Italia le tecnologie e le menti imprenditoriali che oggi tendono a trasferirsi.

Le associazioni restano aperte al confronto sia con le istituzioni sia con il mercato convinte della necessità di rafforzare la competitività del Paese in questo comparto.

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Aut. Trib. Milano n.38 dell'8 febbraio 2016
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