Il consiglio di amministrazione di Tim si è riunito, sotto la presidenza di Salvatore Rossi, per esaminare, nell'ambito del processo competitivo relativo a Netco, le due offerte non vincolanti presentate, rispettivamente, dal consorzio formato da Cdp Equity e Macquarie e da Kkr. L'esame delle offerte sarà completato nella riunione programmata giovedì prossimo (22 giugno). Allo stato attuale, ha sottolineato l’azienda, nessuna decisione è stata assunta, tuttavia i rumors darebbero in vantaggio Kkr, e non solo perché offre di più. La sua proposta incorpora un valore per la rete fissa che potrebbe superare i 23 miliardi di euro. Cdp e il suo partner, il fondo australiano Macquarie, hanno invece offerto 19,3 miliardi di euro ma la loro proposta solleva dubbi antitrust data la comproprietà della società rivale di fibra ottica, Open Fiber. I due partner, ricostruisce Il Corriere della Sera, avevano iniziato a discutere di una possibile scissione della società della fibra, così da consentire a Cdp di rimuovere gli ostacoli ed entrare nell'operazione a fianco di Kkr. Il confronto tuttavia si sarebbe fermato, sia per ragioni strategiche sia per le valutazioni economiche. Così la situazione di stallo avrebbe portato F2i a stringere colloqui con il fondo Usa. Il gruppo infrastrutturale starebbe infatti effettuando la due diligence sulla proposta di Kkr, per valutare un affiancamento nell'operazione come azionista di minoranza nella società di rete. F2i potrebbe garantire la presenza italiana controbilanciando il peso di Kkr, in linea con l'idea del governo di creare una-rete nazionale. Proprio l’esecutivo italiano avrà comunque voce in capitolo su qualsiasi accordo e potrà utilizzare il suo "golden power" per stabilire condizioni o bloccare eventuali offerte per asset strategici, come nel caso della rete di Tim. Restano da capire le prossime mosse di Vivendi, contraria alla cessione della rete alle attuali condizioni di prezzo, visto che ritiene che l’asset valga 31 miliardi di euro.