Sono tre i gruppi interessati ad acquisire la Sampdoria: due gruppi americani e una cordata di investitori del Golfo Persico, rappresentata dall’imprenditore cinematografico lucano Francesco Di Silvio. Nel dettaglio, secondo fonti finanziarie riprese dal Sole24ore, uno dei due investitori statunitensi sarebbe una spac, cioè una special purpose acquisition company, collegata alla società americana Pacific Media Group, che recentemente è stata accostata al Verona. Il range di valorizzazione fissato dai venditori per il club blucerchiato è tra i 160 e i 180 milioni di euro. La Sampdoria è rimasta senza una proprietà dopo lo scoppio del dissesto finanziario che ha coinvolto il suo presidente, Massimo Ferrero. Il Tribunale di Roma ha aperto alla strada del concordato per le sue aziende e quindi si è reso necessario vendere anche la squadra. I consulenti e il consiglio di amministrazione del club sono scesi in campo per cercare un compratore. Il board poi si è anche occupato della riduzione del debito della società blucerchiata, sceso di 25 milioni di euro grazie a interventi di mercato. Le trattative in questi giorni sarebbero focalizzate sulle valutazioni delle attività della Samp. Uno dei nodi per arrivare alla cessione è rappresentato dalla valutazione complessiva del dub. La squadra vanta attivi immobiliari, ma ha 110 milioni di debiti. II 2021 si è chiuso con un passivo di circa 24 milioni. Alcuni corteggiatori hanno provato a far leva sull’indebitamento della Sampdoria, a medio lungo-termine, per mettere sul piatto valutazioni più basse ma sono state ritenute non congrue e bocciate dai venditori, che puntano a ottenere risorse fresche (escluso il debito) per circa 40 milioni di euro. Sull’identità dei potenziali compratori, con cui è stato stretto un accordo di confidenzialità, c’è stretto riserbo. Non si vuole ripetere quanto accaduto con Cerberus: il fondo per primo si era avvicinato al dossier ed era interessato soprattutto alle attività immobiliari. Poi si è allontanato, scrive il quotidiano, infastidito anche per la risonanza mediatica venutasi a creare.