Secondo quanto riferisce Bloomberg, il fondo americano Kkr si sarebbe fatto di nuovo avanti con Tim e starebbe valutando un’offerta. Il nuovo affondo arriva a un anno di distanza dal tentativo di Opa da 11 miliardi lanciata per l’intera società di telecomunicazioni. L’offerta questa volta però sarebbe solo per la rete e a condizione che il governo accetti di essere partner nell’operazione. Kkr, ricostruisce il Corriere della Sera, avrebbe recapitato a Roma la sua disponibilità, ma solo come parte di una joint venture con un’azienda sostenuta dallo Stato o nel caso venisse creato un nuovo veicolo finanziario di proprietà pubblica. Il fondo avrebbe sottolineato che sarebbe pronto solo a valorizzare la rete, quindi nessuna opa all’orizzonte. Probabile che a rispondere a questi requisiti sia Cassa Depositi e Prestiti, socia al 10% di Tim e che nei giorni scorsi si è ritirata dall’offerta per acquisire la sua infrastruttura e fonderla con Open Fiber per creare la rete unica. In alternativa, secondo il Sole 24ore, il soggetto pubblico chiamato a far parte di una cordata per un'operazione sulla rete Tim potrebbe essere Invitalia (che controlla Infratel), che è sempre controllata dal Mef. L’esecutivo avrebbe già manifestato chiaramente il suo orientamento a non cedere la maggioranza della società di tlc ai fondi ma, secondo altre indiscrezioni riportate da Reuters, sarebbe la stessa Tim a sondare l’interesse degli investitori per i suoi asset e il ceo Pietro Labriola starebbe lavorando per la Netco in particolare con il fondo Usa, ma avrebbe preso contatti pure con Iliad e Poste, avvicinate invece alla parte servizi. Kkr già possiede una quota di minoranza in Fibercop, la controllata di Tim specializzata in fibre ottiche, del valore di due miliardi di euro.