Nel pomeriggio del 28 agosto si è tenuto il primo Consiglio dei ministri al ritorno dalla pausa estiva durante il quale è stato adottato un Dpcm, decreto del presidente del consiglio dei ministri, che ha autorizzato il ministero dell'Economia a entrare con una quota di minoranza nella rete Netco di Tim. Un decreto legge ha inoltre assicurato le risorse finanziarie per l'operazione per un massimo di due miliardi e 200 milioni. Le coperture, scrive La Stampa, verranno dalle disponibilità che restano, pari a 2,5 miliardi, del tesoretto creato dal Mef nel 2020 per operazioni su società di rilievo strategico individuate con dpcm. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha poi illustrato l'impegno nella partecipazione dello Stato che è “finalizzato all'utilizzo dei poteri speciali e a incidere su questioni di sicurezza su un'infrastruttura decisiva per il futuro del Paese”. L’atto formale del dpcm conclude un iter procedurale iniziato con il memorandum of understanding firmato nelle scorse settimane dal ministero dell'Economia e il fondo statunitense Kkr. L’accordo prevedeva l'ingresso del Mef nella rete Netco di Tim con una quota fino al 20%. Il Tesoro, scriveva Il Sole 24ore, si è impegnato fin dalla firma a strutturare insieme a Kkr l'offerta, che dovrebbe arrivare a Tim entro il 30 settembre. I termini contenuti nel mou, dal punto di vista dei rapporti tra le parti, prevedono un ruolo decisivo del Governo nella definizione delle scelte strategiche. Kkr riserva per sé il 65% della Netco, mentre la compagine italiana dovrebbe partecipare con un 35%. Intanto, infatti, continuano i confronti con potenziali investitori tricolori. Da inizio dell'estate F2i è seduta al tavolo delle trattative per valutare l'ingresso in Netco con una quota fino al 10-15%, che vorrebbe dire quindi mettere sul piatto risorse fresche nell'ordine di 1-1,5 miliardi (da raccogliere forse con il lancio di un nuovo fondo). Tim potrebbe essere invitata a mantenere una quota del 5%-10% nella società della rete. Infine è possibile un coinvolgimento di Cdp, tenendo conto dei vincoli Antitrust (perché già azionista di maggioranza di Open Fiber). L'ipotesi è che possa eventualmente rilevare una quota finanziaria intorno al 3% senza governance. L'entità precisa delle partecipazioni di F2i e del Tesoro saranno definite quando si saprà se anche Tim e Cdp decideranno di partecipare all’operazione. Dell'offerta da 21-23 miliardi di enterprise value (capitale più debito), il valore dell'equity è intorno a 10 miliardi. C'è ancora un mese di tempo per presentare l'offerta vincolante che dovrà arrivare entro il 30 settembre ma entro fine mese il fondo dovrebbe, secondo le attese, riuscire a trovare un accordo con le banche per il finanziamento dell'operazione, come riferito da Ansa. La discesa in campo del Tesoro nella partita di Netco, a fianco di Kkr, avvicina il momento delle scelte anche per Open Fiber e per il destino della rete unica. Se a fine settembre diventerà vincolante l'offerta di Kkr un passaggio chiave sarà l'approvazione dello scorporo della rete da parte degli organi sociali di Tim, con la probabile assemblea che si collocherebbe tra novembre e dicembre. Da quel momento in avanti si potrebbe avviare la discussione sull'ipotesi di concentrazione che è contemplata anche dall'attuale proposta del fondo Usa, come variabile migliorativa dell'offerta che, da una base di 21 miliardi (enterprise value, equity più debito), arriva a fino a 23 miliardi.